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  • Antonio Nicita

Pluralismo & Polarizzazione

Una delle vicende delle recenti elezioni presidenziali americane che certamente resterà nella storia dei media è stata la scelta improvvisa, e non concordata, delle emittenti Abc, Cbs, Msnbc e Nbc (ma poi l’ha fatto anche Fox News, più di recente) di interrompere una diretta dalla Casa Bianca del presidente in carica per affermare che ciò che veniva detto da Trump in quel momento non corrispondeva a verità. Se ci fermassimo qui, come qualche commentatore ha fatto, saremmo di fronte a una clamorosa violazione del principio della sovranità libertà d’espressione, incarnata dal Primo emendamento della Costituzione americana. Com’è stato notato da qualcuno, il giornalista deve esser testimone dei fatti, incluse le dichiarazioni, ancorché non veritiere, che diventano esse stesse un fatto storico, un documento. E il giornalista può sempre – in un secondo momento, in una interlocuzione, in una domanda e così via – spiegare le ragioni per le quali una certa dichiarazione risulta essere falsa, in punto di fatto. La libertà editoriale, insomma, non può spingersi al punto di entrare dentro il fatto, modificandolo prima di testimoniarlo.

La questione, tuttavia, prima di ogni peana quasi automatico sul ruolo terzo del giornalista, va guardata nel suo contesto specifico.



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