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  • Antonio Nicita

Una strategia digitale globale

L’intervento di Margrethe Vestager e di Josep Borrell, pubblicato su Ilsole24Ore, apre una pagina fondamentale per il futuro della società digitale globale e per le regole di condotta delle cosiddette Big Tech.

Si tratta di un vero e proprio appello alla cooperazione internazionale – una “coalizione di partner” – che condivida il disegno di politiche transnazionali di ‘multilateralismo inclusivo’ volte sia ad accompagnare l’evoluzione del capitalismo digitale, nel senso di una maggiore apertura concorrenziale e di una costante spinta all’innovazione, sia a definire una nuova cittadinanza digitale, riscrivendo la dialettica tra libertà d’espressione e potere (politico ed economico) nella sfera del pluralismo online.

La cooperazione internazionale – a partire dall’amministrazione Biden – è, evidentemente, fondamentale per due ragioni. La prima è che la natura globale delle grandi piattaforme come intermediari di servizi in mercati multi-versante renderebbe assai spuntati approcci di regolazione ‘locali’, per quanto rilevanti come quelli che possono avvenire nell’area europea. La seconda deriva dalla natura geopolitica del vantaggio competitivo dei grandi intermediari e dalla necessità di realizzare nuovi standard regolatori, come avvenuto già proprio con il regolamento europeo della Privacy (GDPR), con i quali le democrazie liberali sfidano, anche nel governo della società digitale, il futuro del web.

La sfida che Vestager e Borrell lanciano oggi punta a mettere insieme un nuovo umanesimo digitale - nel quale, come scrivono, la libertà d’espressione online si accompagni al rispetto della dignità personale e alla non discriminazione – con standard di sicurezza personale, cybersecurity, contrasto alla disinformazione e all’hatespeech.

Il G20, specie nell’attuale semestre italiano, può costituire un importante punto focale di riflessione, unitamente al lavoro che anche l’OCSE sta svolgendo. La proposta europea, già avanzata lo scorso dicembre, è quella di una nuova regolazione dei servizi digitali che metta al centro la libertà dell’utente sia in riferimento alla propria espressione sia in relazione ai contenuti che la profilazione algoritmica seleziona, spesso inconsapevolmente. Il dibattito sulle regole che devono governare il mercato dell’attenzione online – e quindi anche il versante dell’inserzionismo pubblicitario – è agli inizi. Sicuramente la strada scelta da Breton e Vestager non è quella della riformulazione del diritto antitrust, ma quella di una nuova regolazione che unisca apertura alla concorrenza e spinte innovative. Da questo punto di vista, spinte verso riforme nazionali, come quelle osservate ad esempio in Germania (che ha esteso la propria normativa antitrust al fine di introdurre concetti di dipendenza economica rispetto alle grandi piattaforme) e in Francia (in relazione alla introduzione di una nuova normativa sul pluralismo e il contrasto alla discriminazione online), rischiano di generare frammentazione e di indebolire l’orizzonte europeo e la capacità stessa dell’Europa di creare nuovi standard globali, anche grazie alla comunione d’intenti e strumenti attiva al suo interno. Oggi l’Europa deve parlare un linguaggio comune sui temi della sfida digitale nel lungo raggio che va dalle reti infrastrutturali alla regolazione delle procedure delle interazioni online (e non dei contenuti di per sé), riscrivendo, come avviene nella proposta del Digital Services Act, anche le nuove forme di co-regolazione possibili, con forme di trasparenza rafforzata e di audit da parte di soggetti istituzionali terzi e indipendenti, mettendo al centro una ‘politica del dato’ volta a definire il contenuto della nostra cittadinanza digitale. Sarà proprio questo lo spazio che garantirà un dialogo proficuo, innanzitutto con l’amministrazione Biden, su quali forme di regolazione e co-regolazione del capitalismo digitale possano rafforzare concorrenza, partecipazione democratica e sicurezza cibernetica. Per queste ragioni, l’appello di Vestager e Borrell è dirompente. Un atto concreto che non va fatto cadere e che anzi va incoraggiato e sostenuto.


Editoriale Pubblicato su IlSole24Ore il 25 marzo 2021



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